26/01/08

Studio, venerdì, ore 17.xx
La procreatrice ritorna a casa con 8 chili di spesa, 7 ore di lavoro e 2 anni di meno.
Appena si affaccia alla porta dello studio, il suo sguardo cade su di me e perde ogni espressione e calore.
Pausa.
"Hai buttato la spazzatura?"
Distolgo l'attenzione dal mio fitto programma di campo minato pomeridiano, corrugo le sopracciglia, "no".
Sostengo lo sguardo.
Un cespuglio spinoso rotola sospinto dal vento, ma nessuno dei due fa un movimento.
Silenzio.
Sostengo lo sguardo.
L'aria nei tre metri che ci separano è talmente tesa che ci si potrebbero appendere i cappotti.
La domestica passa l'aspirapolvere tra le nostre gambe e noi alziamo alternativamente i piedi, senza distogliere lo sguardo. Fuori, le nuvole si spostano verso ovest.
Ci fissiamo.
Due tizi con il passamontagna passano nel mio campo visivo per poi ritornarci subito dopo con il lettore dvd sottobraccio, dirigendosi senza fretta verso la porta.
Si accendono i primi lampioni. Le molecole d'aria sfrigolano e le lenti degli occhiali cominciano a risonare.
Si gira lentamente, e mentre esce la sento sospirare "dove ho sbagliato?"
Più tardi, rientrando a casa il capofamiglia nota dei profondi segni di unghie sulla porta.

20/01/08

L'anno bisesto lascia i suoi primi presagi oscuri. Punto primo, ultimamente non sto più scaricando niente da internet. Punto secondo, aggiorno il blog. Punto terzo, ho ripreso a leggere con una qual certa, demoniaca dedizione; per due mesi, solo etichette dello shampoo e cartelli sull'autobus, poi dopo capodanno un cauto riavvicinamento. Adesso, Pynchon, Roth ed Ende contemporaneamente, non chiedete come. So solo che alla sera mi sanguina il naso.
Una sola richiesta: se nelle prossime settimane dovessi morire in modo buffo, tipo per sovraccarico, fatemi una cortesia. Fate una espressione contrita davanti al reporter di Studio Aperto, poi, alla fatidica domanda, sorridete in telecamera. E dite che ero uno stronzo.
"Un ragazzo a modo quello? No no, io lo conoscevo bene, era un vero bastardo."