05/03/12

Due cose che odio e una che no

Il commesso di Footlocker, inteso come specie animale generica, è una cosa che non sopporto. Che se ho voglia di sentirmi preso per il culo non ho bisogno di andare da uno vestito da arbitro di basket, che ti guarda con complicità da amicone con il sorriso finto stampato e poco ci manca che ti dia una pacca sulla spalla dicendo “Bella lì, come butta?”
Butta che mi stai sulle palle, ok?
Odio gli sconti, i tre per due e le megaofferte. Guardo la gente sciamare come al giorno del giudizio davanti agli scaffali e mi chiedo cosa provino quando, una volta tornati a casa, non riconoscono un bagnoschiuma al cocco da uno alla vaniglia.
Le cose hanno un loro prezzo, credo, e quello deve essere. Neanche mi interessa sapere perché mi vendi tre fustini al prezzo di due. Voglio il mio stupido stereo e lo pago il suo stupido prezzo, non un tostapane di più, non un centesimo di meno.
Mi piace vedere persone che sanno fare con facilità cose che agli altri, me compreso, non riesce. Non così bene.
Come quel pilota brasiliano che mio padre decantava, e il suo schianto alla curva del tamburello. E proprio lui, che era il più grande, per farsi ammazzare si è andato a scegliere la curva dal nome più stupido. Il solo fatto che esistano persone così mi rende felice.
E mi piace immaginarle in un momento preciso.
Me lo vedo a bordopista osservare tranquillo i bolidi che sfrecciano, in mezzo agli altri esordienti nervosi, nessuno di loro ha mai preso in mano un volante; poi salire sopra, fare un tempo che tutti si sognano, scendere e togliendosi il casco dire: “Basta così”.
E mi viene da sorridere a pensare che, molti anni dopo, sarà quella stessa macchina a portarselo via.

1 commento:

A. ha detto...

Quando passo davanti all'ospedale Maggiore, mi capita di pensarlo.